Dopo un lungo e movimentato viaggio,
l’agente immobiliare Renfield giunge al castello del conte Dracula per
sottoporgli il contratto di affitto dell’abbazia di Carfax, nei pressi di
Londra. Dracula è in realtà un vampiro che, dopo aver soggiogato la mente del
malcapitato Renfield, si trasferisce in Inghilterra sterminando l’intero
equipaggio della goletta su cui aveva viaggiato. Giunto a Londra, i suoi
interessi si concentrano sulle giovani amiche Lucy e Mina; quest’ultima è la
figlia del rettore dell’istituto psichiatrico in cui Renfield, creduto pazzo, è
stato ricoverato.
Abbiamo avuto modo di raccontare come il romanzo di Bram Stoker fosse stato già trasporto
su grande schermo nel 1922, senza autorizzazione, da Murnau con Nosferatu, Il Vampiro poi condannato al
rogo per violazione dei diritti d’autore. Qualche anno dopo, Dracula tornò a
essere rappresentato, questa volta a teatro e con il consenso della vedova
Stoker, grazie all’adattamento realizzato dall’irlandese Hamilton Deane; portata
in scena con successo a Derby nel 1924, l’opera, che vedeva nel cast Raymond
Huntley nei panni del Conte e lo stesso Deane in quelli di Van Helsing, ebbe
parecchio successo tanto da attirare l’attenzione degli americani che ne
acquistarono i diritti. Fu così che nel 1927 la riduzione teatrale,
rimaneggiata dal commediografo John Balderston, fece il suo debutto a Broadway;
a indossare il mantello del Conte questa volta fu un allora sconosciuto attore
di origine ungheresi, Bela Lugosi, destinato a diventare un’icona della
cinematografia horror e a lanciare, nell’immaginario collettivo, la figura di
Dracula come un aristocratico d’ altri tempi, dall’accento mittle-europeo,
vestito elegantemente, modi affascinanti e raffinati, sguardo magnetico che
nascondono una bestialità da vampiro. Il successo fu straordinario e lo
spettacolo nei due anni successivi divenne addirittura itinerante, suscitando
l’interesse della Universal che, già da tempo intenzionata a realizzare un film
basato sul romanzo di Stoker ritenuto potenzialmente fruttifero al box office,
acquistò a sua volta i diritti (più economici) dello script di
Huntley/Balderston.
La storia del primo vero Dracula cinematografico avrebbe,
però, dovuto essere diversa da quella che poi, per una serie di circostanze,
fu. Il regista designato dai produttori, infatti, avrebbe dovuto essere, in
origine, Paul Leni nel frattempo però deceduto causa setticemia. La scelta
della Universal cadde quindi su un altro regista tra i più apprezzati
dell’epoca: Tod Browning. Questi, a sua volta, avrebbe voluto ad ogni costo (e
non sarebbe stato basso visto che ai tempi era sotto contratto con la MgM) il
suo attore feticcio, il mitico Lon Chaney, come protagonista. Chaney, già da
tempo malato, morì però per un cancro alla gola, prima ancora che potessero
iniziare le trattative per il suo ingaggio e quindi i produttori, memori del
successo del Dracula teatrale, optarono per un sostituto low cost che già
conosceva bene il ruolo: proprio Bela Lugosi. La crisi portata dalla Grande Depressione
non lasciò gran margine di scelta a Lugosi, che si accontentò di una miseria come
compenso e si mise al lavoro, imparando a memoria (il suo inglese era ancora
scarso e non conosceva il significato e la fonetica di molte parole) le battute
che avrebbe dovuto recitare. Le cronache riportano un Browning, benché avesse
fama di regista parecchio meticoloso, piuttosto disinteressato al progetto dopo
la morte di Chaney; si racconta che lasciò ampio spazio al direttore della
fotografia Karl Freund, anche dietro la macchina da presa, tanto che qualcuno
parla addirittura di secondo regista non accreditato. Certamente il risultato
finale, a livello di regia, risulta solido ma molto più convenzionale rispetto
agli altri lavori di Browning, con una staticità non del tutto smarcata dal
periodo del muto e da imputare anche alla sceneggiatura basata sul testo
teatrale e infarcita di dialoghi. Tuttavia la durata contenuta della pellicola
permette di sorvolare, in parte, a mio giudizio, su questo difetto anche perché
non mancano le sequenze memorabili. Penso in particolare a quella della cripta,
in cui vediamo Dracula uscire per la prima volta dal suo feretro, che la
lentezza della ripresa anzi accentua, in modo quasi malinconico,
sottolineandone l’epicità col suo soffermarsi sulla mano esitante che spunta
dalla bara. Dal punto di vista tecnico il film rimane di alto livello grazie
anche alla scenografia (se pur meno sfarzosa di altre produzioni quali Il Gobbo di Notre Dame o Il fantasma dell’Opera, ma la crisi aveva
colpito anche la Universal) e alla fotografia in cui Freund trasfuse tutta l’esperienza
maturata in Germania durante il periodo espressionista (fu lui ad avere l’idea
delle luci puntate sugli occhi del Conte per evidenziarne lo sguardo ipnotico).
Il merito principale del successo di Dracula
è però da attribuire al cast, Lugosi in
primis, che ridisegnò, definendola, l’iconografia del vampiro con quel suo
aspetto da nobile decaduto, vestito da serata di gala, sensuale, con l’imprescindibile
mantello dall’alto bavero sulle spalle, anche se con la significativa eccezione
dei canini ipersviluppati. La componente orrorifica del film, che confina fuori
campo quasi tutte le scene più spaventose, si regge in gran parte sui suoi
movimenti studiati, la gestualità e sulla voce impreziosita dalla cadenza
ungherese. All’altezza dei rispettivi personaggi anche Dwight Frye nel ruolo di
Renfield e di Edward Van Sloan, che aveva già diviso il palcoscenico con Lugosi
ai tempi della riduzione teatrale, in quello di Van Helsing. La pellicola fece
il botto al box office, affermandosi come il maggior incasso dell’anno per la
Universal che si convinse a investire ulteriormente nelle trasposizioni dei
classici della letteratura gotica (e non solo). Dracula, insieme al coevo Frankenstein, ebbe quindi il merito di
dare avvio all’industria del cinema dell’orrore e a definire l’horror come
genere a sé stante.
Pietra miliare
e visione obbligatoria per tutti gli appassionati.
Reperibilità: Ottima. Esistono
svariate edizioni, sia italiane che estere, tra cui un bel cofanetto che
raccoglie tutta la saga Universal del Conte.
Titolo: Dracula
Produzione:
USA(1931), b/n, 75 minuti
Regia: Tod Browning
Cast: Bela Lugosi, Edward Van Sloan, Dwight Frye,
Helen Chandler
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