venerdì 11 settembre 2015

Murnau, i capolavi perduti (3° parte): "Il Gobbo e la Ballerina" e tutti gli altri



Proseguendo il viaggio nella filmografia del cineasta tedesco, anche a fianco del terzo film, Il Gobbo e la Ballerina (Der Bucklige und die Tänzerin), c’è da segnare una casella vuota, in quanto se ne sono perse le tracce dopo l’avvento del Nazismo. Malgrado il titolo faccia pensare all’ ennesima trasposizione non autorizzata di un romanzo, in questo caso il Notre-Dame de Paris di Victor Hugo che nel giro di un ventennio fu adattato per il grande schermo più volte, lo screenplay di Carl Mayer (uno degli sceneggiatori del Caligari) andava a parare da tutt’altra parte: Wilton, un gobbo innamorato della ballerina Gina, regala a quest’ultima dei cosmetici, miscelati ad un veleno che uccide chiunque la baci. Il finale era tragico, come nella migliore tradizione orrorifica. Poco altro si sa. Il protagonista era John Gottowt (lo Scapinelli dello Studente di Praga), il nome più noto del cast, mentre direttore della fotografia era il solito Karl Freund, uno dei grandi della sua epoca (tra i suoi lavori, Il Golem, Metropolis, L’ultima risata e Il Dracula di Tod Browning), nonché vincitore di un Oscar nel 1938. Gli altri titoli perduti della filmografia di Murnau esulano dal genere a cui è dedicato questo blog, per cui mi limiterò a una brevissima carrellata. 
Sera.. notte.. mattino (Abend – Nacht – Morgen)(1920) era un poliziesco con Conrad Veidt, di cui non è rimasta traccia alcuna. Sempre il solito Veidt, nei panni di un ballerino russo che finisce in prigione, guidava il cast di Nostalgia (Sehnsucht) (1921) in cui predominavano elementi drammatico-sentimentali. Marizza, detta la signora dei contrabbandieri (1922) era invece una tragedia in 5 atti con protagonista una zingara interpretata dall’avvenente attrice di origini bulgare Tzwetta Tzatschewa e di cui è stato ritrovato di recente, in una collezione privata, un interessantissimo frammento di 13 minuti restaurato nel 2010 dal Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma (gli intertitoli sono in italiano). La lista si allunga con L’espulsione (Die Austreibung) (1923) un medio-metraggio di 40 minuti in cui, sullo sfondo di un’ambientazione rurale, si consumava un tradimento coniugale ai danni di un anziano fattore.
Nemmeno quanto girato in terra statunitense dopo l’approdo a Hollywood è giunto integro fino ai giorni nostri; all’appello manca infatti I Quattro Diavoli (4 Devils) (1928), basato sull’omonimo romanzo di Herman Bang e prodotto dalla Fox, che si intromise prepotentemente nel progetto, modificandone il finale e ripresentando il film nelle sale l’anno successivo con l’aggiunta del sonoro, ingerenze che portarono Murnau ad abbandonare poi la Compagnia. In totale all’appello mancano 9 film. La perdita di un patrimonio incalcolabile che, unitamente alla prematura scomparsa del regista nel 1931 a causa di un incidente automobilistico, ci ha privati della possibilità di conoscere appieno, come avrebbe meritato, questo grande artista che ci ha lasciato comunque tantissimo. La sfortuna evidentemente non ha smesso di perseguitarlo neppure dopo la morte: notizia di pochi mesi fa la profanazione della sua tomba di famiglia da parte di ignoti che ne hanno trafugato il cranio.
 
In chiusura vi lascio con i 13 minuti superstiti di Marizza. Buona visione.
 
 
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