"Una maledizione colpisce coloro che visitano la Tomba della Regina Ma
in Egitto. Tutti ritornano atterriti dalla paura che li coglie alla vista di
una mummia che apre improvvisamente gli occhi. Il pittore Albert Wenland,
incuriosito dalla leggenda, si reca sul posto scoprendo però che trattasi di un trucco: una
ragazza, viva e vegeta, si nasconde dietro un muro per simulare lo sguardo
della mummia. La giovane è costretta a stare al gioco dal violento sacerdote
Radu. Il pittore, innamoratosi di lei, decide di portarla con sé in Europa. Ma
Radu è pronto a seguirli pur di vendicarsi."
La mummia era già stata oggetto
di alcuni cortometraggi nei primi del novecento, tutti perduti, a partire dal
francese Le momie du Roi (1909) di
Gerard Bourgeois. Poco o nulla si sa di questi arcaici esperimenti, ma l’elemento
puramente horror parrebbe latitante, più che latente. Non fa eccezione, o
quasi, Gli Occhi della Mummia, che
presenta maggiormente i caratteri del melodramma più che quelli del film de
paura tout court. Una volta svelato che il presunto evento soprannaturale è in
realtà un bluff, la pellicola si assesta infatti su binari più rassicuranti.
La parte conclusiva riserva, però, sorprese degne di nota. Per una serie di coincidenze la povera Ma è l’unica ad accorgersi, tra salotti eleganti e gallerie teatrali, della minacciosa presenza di Radu che la atterrisce completamente; le sue repentine apparizioni, per gli altri, sono solo allucinazioni rendendo inevitabile l’inatteso, tragico, finale. Territori insoliti per Ernst Lubitsch che, emigrato presto negli Stati Uniti, come molti dei suoi connazionali colleghi faranno in concomitanza con l’ascesa del partito nazista, si ritaglierà un posto tra i più grandi registi di sempre grazie a commedie sofisticate in cui ironia e satira si mescolano con la sua sensibilità artistica. Gli Occhi della Mummia rappresenta il suo primo vero film importante, quasi una scommessa visto l’ingente sforzo produttivo profuso per scenografie, comparse ed attori; tra questi, da ricordare i protagonisti Pola Negri e Emil Jannings in rampa di lancio per diventare grandi star del muto e non solo. Particolarmente convincente è Jannings (vincitore qualche anno dopo anche di un premio Oscar) nei panni del vendicativo sacerdote a cui dona un’efficace, ferina, espressione quasi da maschera tragica del teatro antico. Rispetto ai film di cui abbiamo parlato finora, si nota qui un linguaggio cinematografico più evoluto, grazie alla mano di Lubitsch che riesce a rendere virtuose le inquadrature, pur ancora fisse, utilizzando anche ottimamente i primi piani.
La parte conclusiva riserva, però, sorprese degne di nota. Per una serie di coincidenze la povera Ma è l’unica ad accorgersi, tra salotti eleganti e gallerie teatrali, della minacciosa presenza di Radu che la atterrisce completamente; le sue repentine apparizioni, per gli altri, sono solo allucinazioni rendendo inevitabile l’inatteso, tragico, finale. Territori insoliti per Ernst Lubitsch che, emigrato presto negli Stati Uniti, come molti dei suoi connazionali colleghi faranno in concomitanza con l’ascesa del partito nazista, si ritaglierà un posto tra i più grandi registi di sempre grazie a commedie sofisticate in cui ironia e satira si mescolano con la sua sensibilità artistica. Gli Occhi della Mummia rappresenta il suo primo vero film importante, quasi una scommessa visto l’ingente sforzo produttivo profuso per scenografie, comparse ed attori; tra questi, da ricordare i protagonisti Pola Negri e Emil Jannings in rampa di lancio per diventare grandi star del muto e non solo. Particolarmente convincente è Jannings (vincitore qualche anno dopo anche di un premio Oscar) nei panni del vendicativo sacerdote a cui dona un’efficace, ferina, espressione quasi da maschera tragica del teatro antico. Rispetto ai film di cui abbiamo parlato finora, si nota qui un linguaggio cinematografico più evoluto, grazie alla mano di Lubitsch che riesce a rendere virtuose le inquadrature, pur ancora fisse, utilizzando anche ottimamente i primi piani.
Malgrado una quasi inesistente
componente orrorifica e la scarsa rilevanza nella filmografia del cineasta
tedesco, merita una visione perché a livello tecnico, per l’epoca, costituisce
comunque un passo avanti.
Reperibilità: In dvd circolano 2 versioni americane
piuttosto recenti, ma nessuna italiana al momento. E’ visionabile su Youtube.
Titolo: Die
Augen der Mumie Ma
Produzione:
Germania (1918), b/n, muto, 63 minuti
Regia: Ernst Lubitsch
Cast: Pola Negri, Emil Jannings, Harry Liedtke, Max
Laurence
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