domenica 1 maggio 2016

Il fantasma del castello (1927)



Un uomo, Roger Balfour, viene ritrovato morto, nella sua casa di Londra,  per un colpo di pistola alla testa. L’ispettore Edward Burke, giunto sul posto, archivia il caso come un suicidio, per via di un biglietto di addio rinvenuto vicino al cadavere. Cinque anni dopo la casa di Balfour ha dei nuovi inquilini: un uomo e una donna molto inquietanti, dall’aspetto quasi vampiresco. L’ispettore ritorna quindi sul luogo del delitto, deciso a fare chiarezza una volta per tutte sulla morte di Balfour, la cui tomba viene ritrovata vuota..


Il Fantasma del Castello, ma meglio sarebbe chiamarlo con il suo più accattivante titolo originale London After Midnight, oggi si può definire un “non film”. L’ultima copia ritenuta esistente della pellicola andò infatti distrutta nel 1967, in un incendio che coinvolse un deposito della Metro-Goldwyn-Mayer. Nel 2002 la rete televisiva Turner Classic ne commissionò una versione restaurata, utilizzando circa 200 foto di scena e lo script originale, scampati miracolosamente al rogo; in pratica si tratta di una carrellata di immagini statiche, all’occorrenza zoomate e intervallate dalle didascalie che ricostruiscono parzialmente la trama. Questo è tutto ciò che oggi ci rimane di un film che, nei decenni, ha saputo conquistarsi la fama di cult assoluto. Eppure all’epoca dell’uscita nelle sale cinematografiche, il successo fu molto buono ma non eclatante; venne ritirato dalla distribuzione relativamente presto e la critica americana non lo accolse nel migliore dei modi, sebbene all’epoca Browning fosse già un regista apprezzato e Chaney una star di primissimo livello (i 2, tra l’altro, avevano già lavorato insieme diverse volte). 

Ma è proprio Chaney a consegnare London After Midnight al mito, grazie al personaggio del “vampiro”, una spettacolare maschera di morte, inquietante e spaventosa, che è impossibile dimenticare: postura gobba, volto ghignante, occhi spiritati, denti aguzzi da pescecane. Dalle foto di scena si può intuire la recitazione gigioneggiante, allucinata, che il grande attore scelse per la parte. Non si divertì di sicuro a truccarsi. Come in altre occasioni, infatti, il make-up fu per lui doloroso: i denti finti erano di un materiale plastico che non era possibile tenere in bocca per più di qualche minuto, inoltre indossò cerchi di metallo agli occhi che pare gli facessero molto male. Il risultato è comunque strabiliante, terrorizzante. Il mito crebbe, poi, negli anni grazie al fiorire di leggende metropolitane che incominciarono a circolare dopo la scomparsa del film nell’incendio del ’67. Numerosi collezionisti si misero alla ricerca di possibili copie superstiti e ancora oggi circolano voci su una fantomatica bobina di cui qualcuno è realmente in possesso, attendendo la scadenza dei diritti d’autore (fissata per il 2022), per poterla mettere sul mercato. Cercando nel web è possibile trovare davvero di tutto: gente che dice di averlo visto passare in TV a notte fonda su improbabili canali satellitari o locali, proiezioni privatissime (con tanto di orge) di ricconi, ecc.. A noi appassionati non rimane altro che sperare che prima o poi salti fuori davvero una copia sopravvissuta. Nel frattempo ci dobbiamo accontentare della ricostruzione della Turner, un’operazione che è più che altro una curiosità per cinefili e non ci permette di dare un giudizio sul film; ci permette però di ammirare ancora una volta la grandezza di Lon Chaney, “l’uomo dai mille volti”.

Curiosità: Lo stesso Browning ne girerà un remake nel 1935, “I Vampiri di Praga”, con protagonista Bela Lugosi. Il costume di scena indossato da Chaney nel film ha ispirato la regista Jennifer Kent per il look dello spaventoso Babadook (2014).

Reperibilità: Nessuna ovviamente. L’unica possibilità è la versione “statica”  in formato ridotto di cui abbiamo parlato, visionabile anche su Youtube.

Titolo: London After Midnight
Produzione: USA (1926), b/n, muto, 69 minuti (in origine. 45 minuti la versione Turner)
Regia: Tod Browning
Cast: Lon Chaney, Marceline Day, Henry B. Walthall, Conrad Nagel

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