domenica 19 aprile 2015

L'inferno (1911)






“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita”. Con questi versi immortali inizia l’immaginario viaggio di Dante Alighieri nei gironi infernali, accompagnato dall’anima del poeta Virgilio. Il film ripercorre fedelmente i principali fatti narrati nella prima cantica della Divina Commedia.

Il primo vero lungometraggio italiano fu un clamoroso successo internazionale fin dalla prima proiezione avvenuta a Napoli nel marzo del 1911. Artefice principale di questo incredibile reperto fu il partenopeo Giuseppe De Liguoro (con la collaborazione dei letterati Bertolini e Padovan), pioniere cinematografico con un passato da attore e regista teatrale prima di passare nel 1908 al mondo della celluloide, guarda caso con un cortometraggio sulla storia del Conte Ugolino. L’ambizioso progetto, prodotto dalla Milano Films, fu realizzato mediante la composizione di 54 scene dichiaratamente ispirate alle fantastiche illustrazioni di  Gustave Doré dedicate alla Divina Commedia. Le sequenze si presentano infatti come una successione di quadri animati in cui Dante e Virgilio incontrano i dannati ospitati nei vari gironi.
La ripetitività di questa formula, che a lungo può tediare, è mitigata dalle scenografie azzeccate (grandiosi paesaggi montani o rocciosi, avvolti perennemente da fumo) e dai notevoli, per l’epoca, effetti speciali, realizzati in gran parte, attraverso giochi di prospettive, con la tecnica della sovraimpressione o semplicemente attraverso il montaggio. Venne fatto ampio uso anche di espedienti teatrali, come le funi, per far volare alcuni personaggi. Gli elementi puramente horror non mancano; da ricordare, in particolare: Pluto rappresentato come un enorme diavolo posto a guardia del girone degli avari, Maometto col petto squarciato e Bertran De Born con in mano la propria testa mozzata come una lanterna nella bolgia dei seminatori di discordie, Lucifero intento a masticare un dannato nel finale. Il trio alla regia dimostrò di possedere non solo tecnica (si può notare, tra l’altro, anche il ricorso al flashback), ma anche talento visivo: la magnificenza della rappresentazione, a cui contribuì il cospicuo numero di comparse utilizzate per vestire i panni delle anime sottoposte ai supplizi infernali, rende la pellicola una sorta di viaggio onirico e surreale, inframezzato da didascalie impreziosite dai più celebri versi danteschi, esteticamente interessante anche per lo spettatore odierno. Nella versione restaurata nel 2002 questa componente visionaria è ancora più accentuata dalla colonna sonora dei Tangerine Dream che produce un effetto straniante per quanto risulta in contrasto con le immagini di sottofondo. Meno estrema, ma più variegata la via scelta dalla Cineteca di Bologna, che ha curato il restauro edito nel 2011 in occasione del centenario dell’uscita del film, proponendo una classica composizione per pianoforte in alternativa a uno score musicale elettro-acustico composto da Edison Studio.
In conclusione, visione consigliata soprattutto per il valore storico e per la meraviglia di ammirare un’opera tanto datata quanto innovativa a livello visivo, tenendo però conto che difetta quasi completamente di tessuto narrativo cinematografico.

Reperibilità: Ottima. Il DVD della versione restaurata dalla Cineteca di Bologna si trova facilmente in vendita a un prezzo medio di € 14,90. Buona la reperibilità in commercio anche dell’antecedente versione musicata dai Tangerine Dream.


Titolo: L’inferno
Produzione: Italia (1911), b/n, muto, 68 minuti
Regia: Giuseppe De Liguoro, Francesco Bertolini, Adolfo Padovan
Cast: Salvatore Papa, Arturo Pirovano, Giuseppe De Liguoro, Augusto Milla


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