domenica 12 aprile 2015

Dossier: Le Origini del Male - 1° parte (1896-1899)



Un pipistrello svolazza nella sala di un antico castello finché non si trasforma in un demonio che inizia a compiere spaventosi rituali per mezzo di un magico calderone; dopo svariate apparizioni soprannaturali, un cavaliere riesce a metterlo in fuga grazie a un crocifisso di legno. Corre l’anno 1896, siamo in Francia e questa è la sinossi di un cortometraggio muto, della durata di poco più di 3 minuti, intitolato “Le Manoir du Diable”. Così inizia, secondo l’opinione corrente, la storia del cinema horror ad opera di quel George Méliès, considerato il padre pioniere della finzione cinematografica (in precedenza era stata la vita di tutti i giorni ad essere in prevalenza ritratta, come nei film dei fratelli Lumière) e del genere fantastico. Il passato da attore teatrale e illusionista di Méliès fu di sicuro determinante nell’ideazione dei primi rudimentali, ma allora impensabili, effetti speciali per lo più realizzati semplicemente attraverso fumogeni e tecniche di montaggio. Tanta povertà di mezzi (il set unico ripreso da una camera fissa, il pipistrello di plastica, ec..) non può che apparire risibile agli occhi dello spettatore odierno, ma non bisogna trascurare che l’intento umoristico era anche una precisa volontà del cineasta francese: testimone ne è la recitazione che richiama quella della pantomima teatrale; ma gli elementi orrorifici non mancano: l’ambientazione gotica, gli scheletri, le creature soprannaturali e i rituali demoniaci. Inoltre “Le Manoir du Diable” può essere considerato anche la prima pellicola a tema vampirico della storia, in virtù della scena della trasformazione del pipistrello e dell’uso del crocifisso come arma per scacciare il maligno.



Méliès continuò a strizzare l’occhio al soprannaturale in altri cortometraggi successivi, tra i quali vale la pena ricordare “Le Cabinet de Mephistopheles” (prima mini-trasposizione del mito di Faust), Le Diable au Convent” (su un diavolo che terrorizza un gruppo di monache), “La Caverne Maudit” (considerato il primo filmato della storia a far uso delle sovrimpressioni o meglio della tecnica della “doppia esposizione”) e i più votati alla commedia “Une Nuit Terrible” (un uomo non riesce a dormire a causa di un enorme ragno), “L’Auberge Ensorcelée(un viaggiatore sosta in una locanda dove alcuni oggetti scompaiono), rimanendo attivissimo anche nel decennio seguente.




Queste opere influenzarono altri pionieri dell’industria cinematografica anche al di là dei confini transalpini, come testimonia il britannico “The Haunted Castle” (1897) di George Albert Smith, una sorta di antesignano remake de “Le manoir du diable”. Il favore, se così si può definire, fu ricambiato da Méliès rivisitando paro paro il divertente corto “X-Ray Fiends” (in cui una coppia viene “vista” ai raggi X con relativa trasformazione in scheletri) del collega britannico, appena 3 mesi dopo la sua uscita. Smith era ipnotista, medium, astronomo, inventore e a sua volta un precursore, essendo considerato il primo ad utilizzare la tecnica della soggettiva e avendo progettato in seguito il primo processo filmico a colori, il Kinemacolor





Tra i primi Paesi a produrre horror è da annoverare anche il Giappone con due perduti cortometraggi del 1898, “Bake Jizo” e “Shinin no sosei”, di cui poco o nulla però si conosce.

In chiusura merita un accenno una tesi minoritaria secondo cui la genesi del cinema di paura sarebbe da rinvenire nella scena della decapitazione di Maria Stuarda in “The Execution of Mary, Queen of Scotland” diretto da Alfred Clark e prodotto dal celebre inventore Thomas Edison nel 1895. Malgrado sia una sequenza piuttosto efficace e cruenta per l’epoca, tanto dal trarre in inganno alcuni inorriditi spettatori che la ritennero autentica, non ritengo condivisibile quest’opinione: pur con tutte le difficoltà di definire un genere che allora nemmeno era considerato tale, trattasi pur sempre e soltanto della mera rappresentazione in costume di un evento storico.



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