mercoledì 22 aprile 2015

Dossier: Le Origini del Male - 3° parte (1912)



Dopo il successo dell’”Inferno”, il cinema italiano tornò a sfiorare tematiche simili con “Satana – Il dramma dell’umanità” diretto da Luigi Maggi nel 1912 e oggi purtroppo perduto (rimane un frammento di appena 8 minuti conservato al National Film and Television Archive di Londra). Il film, dichiaratamente ispirato ai poemi epici “Paradiso Perduto” di John Milton e “La Messiade” di Friedrich Gottlieb Klopstock, era però diviso in 4 atti autoconclusivi che potevano essere proiettati (come avvenne con successo negli Stati Uniti) anche singolarmente. Gli episodi, ambientati in epoche diverse, narrano di Satana, della sua lotta con il Creatore e dei suoi tentativi (sempre riusciti) di tentare e corrompere gli uomini. Al di là degli intenti teologici e morali dell’opera, l’esiguo materiale fotografico sopravvissuto testimonia che il film di Maggi avrebbe avuto da offrire pane per i denti di ogni horrofilo.


Altro lungometraggio di cui si sono perse le tracce è l’austriaco “Trilby”, pellicola a episodi prodotta dalla neonata Kinofilms e diretta dai 4 fondatori di quest’ultima: i fratelli Luise e Claude Veltée, Anton Kolm e Jacob Fleck. Ad oggi risulta irreperibile, senza neppure cenni sulla trama; non ci rimane che un po’ di gossip: Luise Veltèe, conosciuta per essere la seconda donna regista della storia dopo la francese Alice Guy, fu moglie prima di Kolm e in seguito di Fleck, suoi soci in affari.
Anche in Scandinavia, a testimonianza di un fermento che si stava espandendo a macchia d’olio in tutta Europa, uscirono nello stesso anno alcune opere interessanti, almeno sulla carta. Si tratta di tre film sui vampiri, i primi in materia dopo "Le Manoir du Diable", di cui, tanto per cambiare, nulla è sopravvissuto: “Vampyren” produzione svedese diretta da Mauritz Stiller e i danesi “Vampyr Tanzerinnen” e “Danse Vampiresque” di cui rimangono a malapena i titoli.
Negli States, invece, erano sempre le trasposizioni dei classici della letteratura gotica a farla da padrone. Tra più volte rappresentati il primato va a Robert Louis Stevenson e al suo celeberrimo romanzo “Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde”, un best seller già all’epoca; una prima trasposizione, andata perduta, risale già al 1908, ad opera di Otis Turner, che utilizzò lo stesso cast di attori di un’omonima riduzione teatrale andata in scena poco tempo prima, così come perduta è la versione girata nello stesso anno da Sidney Olcott. Il più vecchio adattamento americano di “Dr.Jekyll & Mr. Hyde”, conservatosi fino ad oggi, risulta pertanto essere quello del 1912 per la regia di Lucius Henderson: trama ovviamente ridotta all’osso per essere condensata in 12 minuti, ma encomiabile anche qui il trucco applicato all’attore James Cruze per vestire i panni di Hyde, oltre a quelli del dottore. 



Lunga oltre il doppio l’ennesima versione, uscita l’anno successivo e diretta questa volta da Herbert Brenon; nonostante il maggior tempo a disposizione e un cast che poteva contare sulla presenza di un attore allora famosissimo come King Baggot, la versione di Henderson, più concisa ed efficace, si lascia preferire sia per il make up, sia per la qualità complessiva del girato.


 
Si avvicinava, intanto, l’uscita del film considerato il precursore del movimento espressionista tedesco che tanto avrebbe significato anche nel genere horror e fantastico in generale: “Lo Studente di Praga” di cui avremo modo di parlare a breve.

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