Dopo un lungo e movimentato viaggio,
l’agente immobiliare Renfield giunge al castello del conte Dracula per
sottoporgli il contratto di affitto dell’abbazia di Carfax, nei pressi di
Londra. Dracula è in realtà un vampiro che, dopo aver soggiogato la mente del
malcapitato Renfield, si trasferisce in Inghilterra sterminando l’intero
equipaggio della goletta su cui aveva viaggiato. Giunto a Londra, i suoi
interessi si concentrano sulle giovani amiche Lucìa e Eva; quest’ultima è la
figlia del rettore dell’istituto psichiatrico in cui Renfield, creduto pazzo, è
stato ricoverato.
Raccontando
del remake sonoro del Castello degli
Spettri, abbiamo accennato a come la Universal ne avesse prodotto una
versione in lingua spagnola, La Voluntad
del Muerto, diretta dal regista statunitense George Melford e destinata
principalmente al mercato sudamericano. La ratio di questo tipo di operazione
risiedeva nel fatto che il doppiaggio, all’epoca, non fosse stato ancora
inventato (lo sarà solo nel 1933) e che trovare attori in grado di parlare più
lingue era merce rarissima. Per cui a Hollywood divenne usanza, nei primissimi
anni di avvento del sonoro, realizzare più versioni in lingua diversa dello
stesso film, con un cast ad hoc da
distribuire in paesi non anglosassoni. Carl Laemmle, il gran capo della
Universal, decise di ripetere lo stesso procedimento anche per Dracula,
affidandone sempre a Melford (che, tra l’altro, non parlava né capiva una
parola di spagnolo) la regia.
Venne così ingaggiato un cast di attori
semisconosciuti, se non del tutto esordienti, di nazionalità diverse, ma quasi
tutti di madrelingua spagnola. Il progetto era improntato al massimo risparmio
possibile per cui i due Dracula vennero realizzati contemporaneamente,
dividendo lo stesso set. Fu così che mentre Browning, Freund, Lugosi e soci
lavoravano di giorno, alla sera entrava in scena la troupe guidata da Melford.
La sceneggiatura rimase praticamente la stessa della versione inglese, salvo un
cambio di nomi di alcuni personaggi (Mina ad esempio, viene ribattezzata Eva) e
alcuni dialoghi di scarsa rilevanza. La critica più moderna ha decisamente
rivalutato il Dracula spagnolo. Addirittura qualcuno lo definisce superiore a
quello di Browning. Melford, senza dubbio, ebbe lo svantaggio di avere meno
tempo a disposizione del collega per ultimare il suo lavoro, anche se la sua
versione è più lunga di oltre mezz’ora rispetto a quella con Lugosi; per
risparmiare, inoltre, i produttori gli imposero di riutilizzare alcune sequenze
realizzate da Browning (ad esempio, quella dell’ombra del capitano della
goletta accasciato sul timone, le amanti di Dracula che lo accompagnano nella
sua prima apparizione). D’altro canto ebbe la possibilità di visionare
giornalmente il girato di Browning e di poter quindi adottare un approccio
differente laddove gli era lasciato spazio. Nel confronto, la regia di Melford
appare più brillante e dinamica di quella del collega che si affidò principalmente
a riprese fisse. C’è una continua ricerca di inquadrature diverse, di
movimento, che rendono, da questo punto di vista, più moderno il Dracula
spagnolo. Però quei minuti in più finiscono per appesantire un po’ la
narrazione degli eventi che, numericamente, sono gli stessi in entrambi i film,
pur con alcune eccezioni anche notevoli (su tutte la sequenza in cui le amanti
di Dracula si avventano sul corpo esanime di Renfield).
Per quanto riguarda il
cast, si difendono bene proprio Rubio/Renfield (particolarmente riuscita la sua
risata folle ripresa dall’esterno dell’oblò della goletta), anche se in generale
gli ho preferito la recitazione allucinata di Frye e Lupita Tovar/Eva/Mina, anche
più convincente di Helen Chandler nell’ostentare la trasformazione del suo
personaggio dopo aver subito il primo morso del vampiro. Molto meglio Van Sloan,
che conosceva bene la parte grazie all’esperienza maturata a teatro, invece di
Arozamena, nei panni di Van Helsing. Ma dove il film di Melford esce
completamente sconfitto, abbattuto e disintegrato è nel confronto tra i due
attori che interpretano il Conte. Villarias già di per sé non sarebbe credibile
nei panni di Dracula, figuriamoci se messo a paragone con Lugosi che era nato
per indossare quel mantello. Alcune sue espressioni rasentano il ridicolo
involontario, soprattutto quelle che dovrebbero invece far risaltare la
malvagità di Dracula; e il suo tono di voce, quasi rassicurante, non aiuta di
certo. Nonostante ciò, il Dracula di Melford rimane un buon film, anche se,
considerata la sua natura di produzione “gemella”, vale la pena recuperarlo
solo per completezza.
Reperibilità: Discreta. In
vendita però non mi risulta sia stato commercializzato singolarmente, ma solo
insieme ad altri film in cofanetti e collezioni varie (lo trovate, ad esempio,
nel box Legacy Collection che raccoglie tutta la saga draculesca della
Universal), non doppiato, ma con sottotitoli in italiano.
Titolo: Dracula
Produzione:
USA(1931), b/n, 104 minuti
Regia: George
Melford
Cast: Carlos
Villarias, Lupita Tovar, Pablo Alvarez Rubio, Eduardo Arozamena
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