L’inafferrabile ladro soprannominato il
Pipistrello è solito annunciare in anticipo i suoi colpi, sfidando apertamente
e irridendo di continuo la polizia. La sua ultima impresa lo porta In
un’isolata villa di campagna alla ricerca di un bottino di duecentomila
dollari, frutto di un misterioso furto alla Banca Fleming. Anche altre persone,
però, sono interessate a mettere le mani su quei soldi, ma il Pipistrello, di
cui nessuno conosce la reale identità, è pronto a terrorizzare tutti i presenti
pur di mettere a segno l’ennesimo furto.
Inauguriamo
gli anni trenta, fondamentali nella definizione dell’horror come genere vero e
proprio, lasciandoci definitivamente alle spalle l’epoca del muto. The Bat Whispers è il primo film
interamente sonoro di cui ci occupiamo, anche se i legami con il decennio
precedente sono forti. Trattasi infatti dell’ultimo capitolo della trilogia
delle case “infestate” inaugurata da Roland West con The Monster del 1925. Ma c’è di più. Questo terzo episodio, come
accennato a suo tempo, altro non è che il remake sonoro del secondo capitolo, The Bat (1926), la cui trama è
sostanzialmente identica a parte una piccola postilla finale. Rispetto
all’originale, il “Pipistrello” è proposto qui con maggiore indulgenza,
mettendo in luce più la sua attività di ladro piuttosto che quella di
assassino, con tanto di captatio
benevolentiae finale e richiesta agli spettatori di non rivelarne l’identità
agli amici (appello peraltro vano per chi già aveva visto l’episodio
precedente). Anche l’aspetto del supercriminale viene normalizzato; certo,
mantiene l’ombra alata, ma al posto della maschera kitsch da chirottero, in
quest’occasione sfoggia un più banale cappuccio nero.
In compenso l’utilizzo
del sonoro consentì di superare alcuni problemi dell’originale, i cui
intertitoli non permettevano di gestire al meglio la cospicua mole di dialoghi
e accadimenti di cui la sceneggiatura era infarcita. Al di là di questo
miglioramento “fisiologico”, sono evidenti anche i progressi di West alla
regia, con le acrobatiche sequenze iniziali in soggettiva (realizzate tramite
modellini e riproduzioni in scala dei set) che sono, a mani basse, la cosa più
bella di un film che altrimenti non avrebbe nulla di veramente nuovo da
offrire. Per quanto riguarda il cast ho preferito quello della versione muta,
in particolare i personaggi della vecchia Van Gorden e della cameriera resi al
meglio dai precedenti interpreti, ma con una non trascurabile eccezione: il
protagonista, Chester Morris. Morris, all’epoca attore molto quotato e fresco
di nomination all’Oscar per Alibi, poliziesco
diretto sempre da West, ha il physique du role per rendere credibili tanto le
evoluzioni atletiche del Pipistrello quanto la spocchia da duro del detective
Anderson.
Tirando le
somme, il film, nell’impostazione, risente ancora del modo di fare cinema del
periodo muto e non riesce a smarcarsi a sufficienza dal precedente The Bat che, malgrado i suoi difetti,
considero lievemente superiore.
Curiosità: Per
evitare qualunque interferenza esterna, West girò sempre di notte. La pellicola
per molto tempo fu considerata persa, fino al ritrovamento di una copia nel
1987, restaurata l’anno successivo dalla UCLA Film and Television Archive.
Reperibilità: Sufficiente. E’
liberamente visionabile su Youtube, ma per la vendita bisogna rivolgersi alle
edizioni estere, peraltro poche e non sempre a buon mercato.
Titolo: The Bat Whispers
Produzione:
USA(1930), b/n, 83 minuti
Regia: Roland
West
Cast: Chester
Morris, Una Merkel, William Bakewell,
Grayce Hampton
Articoli correlati:
Nessun commento:
Posta un commento