Nuovo appuntamento con il dossier dedicato agli
“altri film” dell’annata, che molto probabilmente diverrà ricorrente d’ora in
poi per raccogliere tutto quel materiale che si è perso o è di difficile
reperibilità o semplicemente solo collaterale al genere horror.
Cominciamo il viaggio nel resto del 1929
dall’ultimo regista di cui abbiamo parlato, ovvero Benjamin Christensen, per
citare il film che di fatto segnò la fine della sua collaborazione con la Metro-Goldwin-Mayer,
L’isola misteriosa (The Mysterious Island).
Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Jules Verne (parte della trilogia di
cui fa parte anche “20.000 Leghe sotto i mari”), si fregiava addirittura di
alcune parti in Technicolor e un dispiego di effetti speciali con pochi eguali
all’epoca, anche se oggi fanno sorridere per la loro ingenuità. Christensen
iniziò le riprese già nel 1926 insieme a Maurice Tourneur, papà del più celebre
Jacques, ma l’avvento del sonoro complicò il tutto, arrestandone la
lavorazione, già sospesa dopo l’addio di Tourneur che mal sopportava le
ingerenze dei produttori. Il film fu completato solo tre anni dopo da Lucien
Hubbard e benché sia di genere avventuroso, qualche elemento di interesse per
noi ce l’ha nelle creature che i personaggi incontrano nel corso del loro
viaggio.
Protagonista era Lionel Barrymore, attore di lunga militanza che si
dilettava, a volte, di passare dietro la macchina da presa, dandoci così modo
di parlare di un suo film da regista uscito lo stesso anno, Lo Spettro Verde (The Unholy Night). Trattasi
dell’ennesimo esponente del filone “old dark house”, in cui anche la MGM volle
inserirsi sulla scia della popolarità delle produzioni Universal e Warner, che
vede (non accreditato) anche il grande Boris Karloff in un ruolo secondario.
Purtroppo non mi è stato possibile reperirlo, altrimenti avrebbe meritato una
recensione a parte, per cui mi riservo di tornarci in seguito qualora dovessi
riuscire a visionarlo.
Facciamo una capatina anche in Europa per parlare in
primis di una co-produzione franco-tedesca, Cagliostro
(Liebe und Leben eines großen Abenteurers),
da più fonti, compreso imdb.com, annoverata arbitrariamente tra i thriller/horror.
In realtà trattasi, in gran parte, di una delle prime rappresentazioni
cinematografiche del celebre “intrigo della collana” che coinvolse la regina
Maria Antonietta tra il 1784 e il 1785, anche se il focus è ovviamente puntato
su uno dei protagonisti di quella vicenda, Alessandro Balsamo Conte di
Cagliostro, avventuriero, esoterista e alchimista condannato a morte per eresia.
La sceneggiatura mescola fatti storici realmente avvenuti e finzione, con una
manifesta simpatia per il Conte culminante addirittura in un’immaginaria fuga
finale dalla prigione di San Leo insieme alla moglie; ma di horror neanche
l’ombra. Certo, come abbiamo già avuto modo di raccontare, il regista Richard
Oswald fu uno dei pionieri dell’espressionismo tedesco di cui qualcosa residua ancora
nella messa in scena degli esperimenti esoterici di Cagliostro, ma se c’è una
cosa per cui il film (comunque molto godibile) è ricordato è il mezzo busto
nudo dell’attrice Illa Meery, piuttosto scandaloso per l’epoca, così come la
scena in cui espone senza pudore un capezzolo.
Lo stesso anno Oswald diresse
anche Il Cane di Baskerville (Der Hund von Baskerville), tratto dal
romanzo “Il mastino dei Baskerville” di Sir Arthur Conan Doyle, che il regista
aveva già portato a puntate su grande schermo circa 15 anni prima. Entrambe le
trasposizioni di questa celebre avventura di Sherlock Holmes, condita di un
pizzico di soprannaturale, sono però andate perdute. Probabilmente smarrito è
anche il britannico Chamber of Horrors
di Walter Summers, forse il primo film ad essere ambientato in una location
classica del cinema del terrore: un museo delle cere, che in questo caso è
quello londinese di Madame Tussauds. La scarna sinossi rinvenibile in rete
racconta di un uomo che, credendo di aver ucciso la propria amante, si trova a
passare la notte nell’inquietante edificio.
E concludiamo in bellezza gli anni venti con un
simpatico cartoon targato Disney, La
Danza degli Scheletri, primo delle cosiddette “silly simphonies”, le
sinfonie allegre, cortometraggi animati prodotti da Walt Disney tra il 1929 e
il 1938. Sorprendono il contesto macabro e l’ambientazione gotica. Musica e
animazioni perfettamente coordinate.
Buona visione e buon divertimento!
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