Mathias è un albergatore che aspira a
diventare borgomastro di un piccolo villaggio. Per raggiungere l’obiettivo non
esita a offrire cibo e bevande ai suoi avventori abituali, ma al contempo è in
costante debito con Frantz,un uomo che gli ha prestato una grossa somma di
denaro. Frantz propone a Mathias di dargli in sposa la figlia in cambio dell’estinzione
del prestito, ma al rifiuto di questi minaccia di richiedere subito tutta la
cifra. La sera di Natale, un mercante polacco di passaggio mostra a Mathias,
che gli aveva dato ospitalità, una cintura d’oro massiccio; l’albergatore, sull’orlo
della disperazione, cade in tentazione e uccide l’uomo per derubarlo. I suoi
problemi economici sembrano risolti, ma da allora comincia ad essere tormentato
da allucinazioni e sensi di colpa.
Il film è la
trasposizione dell’omonimo dramma in tre atti di Leopold Lewis, replicato più
volte a Londra con grande successo a partire dal 1871, e che era a sua volta l’adattamento
in lingua inglese dell’opera Le Juif
Polonais scritta dal francese Camille Erlanger. La pellicola, dunque, non
ha alcun debito diretto nei confronti di Edgar Allan Poe, come invece le è
stato attribuito tempo dopo, in sede di promozione della prima edizione DVD. Elementi ispirati o che quantomeno ricordano i racconti dello
scrittore di Boston, invero, sono presenti, a partire dai sensi di colpa del
protagonista, fino al personaggio dell’esperto di mesmerismo interpretato dal
grande Boris Karloff. A proposito di Karloff, doveroso ricordare che questo rappresenta
il primo lungometraggio horror in cui compare, almeno tra quelli conservatisi
integri fino ai giorni nostri.
Qui ha una parte apparentemente secondaria ma,
in realtà, molto importante nello scatenare le paure che affliggono il
tormentato Mathias. Il suo ipnotista è personaggio sopra le righe, ambiguo al
punto giusto e truccato alla maniera espressionista, che lascia il segno;
evidente la strizzata d’occhio al Caligari,
considerato anche il contesto fieristico in cui si presenta la prima volta. Il
regista James Young, giunto quasi al termine della sua carriera artistica che
terminerà un paio d’anni più tardi, non era invece avvezzo al genere. Eppure ci
sono delle sequenze di tensione molto valide, in particolare quella in cui
Mathias, armato d’ascia, si avventa sul malcapitato polacco, con il tocco di
classe delle gocce di sangue sulla neve; da ricordare anche quella della
partita a carte col fantasma, che si avvale dell’ormai collaudata tecnica della
doppia esposizione, di cui Young abusa, soprattutto nella seconda parte. E’ un
peccato che il finale deluda ampiamente le aspettative, in maniera non comprensibile,
regalando una sorta di redenzione al protagonista (un convincente Lionel
Barrymore, fratello di quel John che, pochi anni prima, aveva sbalordito con la
sua interpretazione di Jekyll & Hyde di
cui abbiamo già parlato).
Curiosità: The Bells aveva già avuto in precedenza
due adattamenti, nel 1911 e nel 1918. Una quarta versione, oggi perduta, fu
girata con l’avvento del sonoro nel 1931.
Reperibilità: Discreta. E' liberamente visionabile su Youtube. Il film è inedito in Italia e in DVD non è facilmente reperibile, anche se sul mercato esistono un paio di edizioni.
Titolo: The Bells
Produzione:
USA (1926), b/n, muto, 68 minuti
Regia: James Young
Cast: Lionel Barrymore, Boris Karloff, Gustav von
Seyffertitz, Caroline Frances Cooke
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