Il Pipistrello, un temibile criminale così
soprannominato per via della maschera che indossa, è solito annunciare in
anticipo i suoi colpi, sfidando apertamente la polizia. La sua ultima impresa
lo porta in un’isolata villa di campagna alla ricerca di un bottino di
duecentomila dollari, frutto di un misterioso furto alla Banca Fleming. Anche altre
persone, però, sono interessate a mettere le mani su quei soldi, ma il
Pipistrello è pronto a tutto pur di precederli. Anche a uccidere.
Secondo
capitolo della saga dedicata alle “old dark house”, inaugurata un anno prima
dallo stesso regista, Roland West, con The
Monster. Rispetto al primo film, la componente comica è molto meno
presente, a vantaggio invece della controparte giallo-mistery, a cui si
accompagnano i (pochissimi invero) elementi horror. La trama è in pratica la
trasposizione di un omonimo dramma teatrale, scritto nel 1920 da Mary Roberts
Rinehart e Avery Hopwood, che riscosse un grande successo a New York, venendo
replicato più volte, negli anni successivi, anche a Broadway. Gli intermezzi
comedy vedono protagonista, per lo più, la cameriera Lizzie Allen (Louise
Fazenda), già preoccupata dalla sinistra reputazione della magione di cui è
ospite e atterrita dagli strani avvenimenti che vi accadono, in particolare
dalla possibile presenza del temibile Pipistrello. A quest’ultimo, il cui
costume visto oggi fa sorridere, fanno capo principalmente gli aspetti orrorifici,
che il regista, soprattutto nella prima parte, decide di rappresentare con
immagini di particolare effetto, di stile simil-espressionista, non
nascondendo, ma anzi accentuando l’artificiosità di fondali e scenografie. Il
risultato, per certi versi, ricorda quasi un cartone animato. La componente
gialla ruota, invece, intorno al personaggio di Cornelia Van Gorder (Emily
Fitzroy), una sorta di antenata della Signora in Giallo, antesignana delle
anziane detective terribili alla Miss Marple (la vicenda, tra l’altro, ha
qualche vaga somiglianza, nella forma, con i Dieci Piccoli Indiani di Agatha
Christie, che vedrà la luce oltre un decennio dopo). Il film soffre (ma trattasi
di un limite tecnico all’epoca non ancora superato) della mancanza del sonoro,
perché la trama è parecchio intricata e vede la presenza di moltissimi
personaggi, per cui le didascalie si rivelano insufficienti a gestire l’elevato
numero di dialoghi che sarebbero stati invece necessari. La regia è altalenante;
ci sono buone cose, come le immagini a cui abbiamo accennato sopra e alcune
scene che funzionano bene anche a livello di tensione, come quella dell’incontro
ravvicinato tra il Pipistrello e la nipote della Van Gorder. In altre
circostanze soffre, invece, di mancanza di personalità: evidenti sono i debiti
con Les Vampires di Feuillade (mitico
serial di cui parlammo qui), con alcune sequenze riprodotte quasi di peso. La
sorprendente importanza seminale della pellicola sta, però, nell’avere ispirato,
in parte, Bob Kane per la creazione del personaggio a fumetti di Batman! In una
scena si può addirittura ammirare il precursore del Batsegnale!
In
conclusione, un film imperfetto ma ricco di spunti interessanti.
Curiosità: Il
terzo capitolo della saga, The Bat
Whispers, è in realtà il remake sonoro di The Bat. Un ulteriore remake,
Il Mostro che uccide, verrà girato nel 1959 da Crane Wilbur.
Reperibilità: Discreta. E’ liberamente
visionabile su Youtube. Per eventuali acquisti in DVD bisogna rivolgersi alle poche
versioni import, in quanto il film è inedito in Italia.
Titolo: The Bat
Produzione:
USA (1926), b/n, muto, 86 minuti
Regia: Roland West
Cast: Emily Fitzroy, Jack Pickford, Louise Fazenda,
Jewel Carmen
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