Proseguendo il viaggio nella
filmografia del cineasta tedesco, anche a fianco del terzo film, Il Gobbo e la Ballerina (Der Bucklige
und die Tänzerin), c’è da segnare
una casella vuota, in quanto se ne sono perse le tracce dopo l’avvento del
Nazismo. Malgrado il titolo faccia pensare all’ ennesima trasposizione non
autorizzata di un romanzo, in questo caso il Notre-Dame de Paris di
Victor Hugo che nel giro di un ventennio fu adattato per il grande schermo più
volte, lo screenplay di Carl Mayer (uno degli sceneggiatori del Caligari)
andava a parare da tutt’altra parte: Wilton, un gobbo innamorato della
ballerina Gina, regala a quest’ultima dei cosmetici, miscelati ad un veleno che
uccide chiunque la baci. Il finale era tragico, come nella migliore tradizione
orrorifica. Poco altro si sa. Il protagonista era John Gottowt (lo Scapinelli
dello Studente di Praga), il nome più noto del cast, mentre direttore
della fotografia era il solito Karl Freund, uno dei grandi della sua epoca (tra
i suoi lavori, Il Golem, Metropolis, L’ultima risata e Il Dracula di Tod
Browning), nonché vincitore di un Oscar nel 1938. Gli altri titoli perduti della
filmografia di Murnau esulano dal genere a cui è dedicato questo blog, per cui
mi limiterò a una brevissima carrellata.
Sera.. notte.. mattino (Abend
– Nacht – Morgen)(1920) era un poliziesco con Conrad Veidt, di cui non è
rimasta traccia alcuna. Sempre il solito Veidt, nei panni di un ballerino russo
che finisce in prigione, guidava il cast di Nostalgia (Sehnsucht) (1921)
in cui predominavano elementi drammatico-sentimentali. Marizza, detta la
signora dei contrabbandieri (1922) era invece una tragedia in 5 atti con
protagonista una zingara interpretata dall’avvenente attrice di origini bulgare
Tzwetta Tzatschewa e di cui è stato ritrovato di recente, in una collezione
privata, un interessantissimo frammento di 13 minuti restaurato nel 2010 dal
Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma (gli intertitoli sono in italiano).
La lista si allunga con L’espulsione (Die Austreibung) (1923) un medio-metraggio
di 40 minuti in cui, sullo sfondo di un’ambientazione rurale, si consumava un
tradimento coniugale ai danni di un anziano fattore.
Nemmeno quanto girato in
terra statunitense dopo l’approdo a Hollywood è giunto integro fino ai giorni
nostri; all’appello manca infatti I Quattro Diavoli (4 Devils) (1928),
basato sull’omonimo romanzo di Herman Bang e prodotto dalla Fox, che si
intromise prepotentemente nel progetto, modificandone il finale e ripresentando
il film nelle sale l’anno successivo con l’aggiunta del sonoro, ingerenze che
portarono Murnau ad abbandonare poi la Compagnia. In totale all’appello mancano
9 film. La perdita di un patrimonio incalcolabile che, unitamente alla
prematura scomparsa del regista nel 1931 a causa di un incidente automobilistico,
ci ha privati della possibilità di conoscere appieno, come avrebbe meritato, questo
grande artista che ci ha lasciato comunque tantissimo. La sfortuna
evidentemente non ha smesso di perseguitarlo neppure dopo la morte: notizia di
pochi mesi fa la profanazione della sua tomba di famiglia da parte di ignoti
che ne hanno trafugato il cranio.
In chiusura vi lascio con i 13 minuti superstiti di Marizza. Buona visione.
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