L’eccentrico milionario Cyrus West, ormai
prossimo alla morte e trascinato sull’orlo della follia al pensiero dei parenti
che gli ronzano intorno in attesa di impossessarsi dei suoi averi, redige un
testamento che non potrà essere aperto prima di vent’anni dal suo decesso. Due
decenni dopo, i papabili chiamati all’eredità si radunano presso il castello del
defunto West per la lettura delle sue ultime volontà. L’erede designata è la
giovane Annabelle, ma a condizione che un medico attesti la sua sanità mentale.
Nel frattempo pare che nel maniero si aggirino alcuni fantasmi e un maniaco
sanguinario soprannominato “Il Gatto”.
Il Castello degli Spettri è uno dei
capostipiti del sottogenere “Old Dark House”, la cui paternità, come abbiamo
già avuto modo di approfondire, è probabilmente da ascrivere a Roland West, con
il suo The Monster (1925). Gli
ingredienti tipici ci sono tutti: un gruppo di persone riunite in una sinistra
magione apparentemente infestata, i passaggi segreti, elementi comici mischiati
a quelli drammatici e orrorifici, personaggi fifoni che poi vincono le loro
paure risolvendo l’enigma, la finta pista soprannaturale, ecc.. I debiti ai
film di Roland West (di cui, sarà un caso, porta il cognome anche la
protagonista) non si fermano: come in The
Bat, anche qui abbiamo un assassino mascherato da animale, “Il Gatto”,
anche se in realtà il suo make-up, mani a parte, fa più pensare a un cinghiale.
Malgrado i pesanti riferimenti, Il
Castello degli Spettri è però un’opera decisamente più riuscita di quelle a cui
si ispira. Merito probabilmente del regista, Paul Leni, che la Universal volle
portare negli Stati Uniti dopo il successo del Gabinetto delle Figure di Cera.
Leni, già esponente di spicco del movimento
espressionista tedesco, mise a frutto l’esperienza maturata in Germania, con
diverse scelte estetiche apprezzabili: la mano artigliata che in più occasioni minaccia
Annabelle, i giochi di ombre, le doppie esposizioni, frutto dell’armamentario
tecnico-visivo tipico dell’espressionismo, il trucco pesante e inquietante di
alcuni personaggi (il medico, ennesima variante di Caligari). Il regista dimostra,
però, di non guardare solo al passato; si nota un linguaggio cinematografico
più moderno e più vicino, se vogliamo, alla sensibilità americana, che traspare
dall’attenzione per i dettagli e i primi piani, dal dinamismo dell’azione e
dalle originali didascalie. Leni, forse, si sarebbe integrato nell’industria a
stelle e strisce con maggiore facilità rispetto ai suoi colleghi connazionali,
se non fosse stato stroncato dalla setticemia, appena due anni più tardi. Già il
prologo, con il milionario circondato da enormi bottiglie e minacciato dalla
sovrimpressione di un gatto gigantesco e minaccioso, è il perfetto manifesto di
quello che il film promette: ironia, paura ed effetti speciali. Il cast,
composto da attori che per la maggior parte verranno pensionati dall’avvento
del sonoro, non è particolarmente memorabile (a parte l’esperto Tully Marshall
nei panni del notaio Crosby), anche perché chiamato ad interpretare stereotipi,
più che personaggi complessi. E’ un peccato che l’accompagnamento musicale non
sia all’altezza, unico difetto di una pellicola godibile ancora oggi.
Curiosità: Il
film è tratto da una piéce teatrale di successo di John Willard, trasposta anche
in seguito su grande schermo. Possiamo ricordare, tra le tante, la
trasposizione del 1930 ad opera dello stesso Willard (in collaborazione con
Rupert Julian) con The Cat Creeps, e
relativa coeva variante spagnola La
Voluntad del Muerto di George Melford, e quella del 1939 Il fantasma di Mezzanotte diretto da
Elliott Nugent.
Reperibilità: Ottima. E’
liberamente visionabile su Youtube. In DVD sono disponibili ben 2 edizioni
italiane, una recente (2015) ad opera della Dinyt-Ermitage, e un’altra della
DCult, a prezzi accessibilissimi.
Titolo: The Cat and the Canary
Produzione:
USA (1927), b/n, muto, 80 minuti (108 in origine)
Regia: Paul
Leni
Cast: Laura
La Plante, Creighton Hale,
Tully Marshall, Gertrude Astor
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Adoro questo film. Capostipite di tutte le horror comedies
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