Un serial killer auto-proclamotosi “Il
Vendicatore” imperversa nelle nebbiose notti londinesi. Le sue vittime sono ragazze bionde, sui corpi delle quali lascia un biglietto raffigurante un
triangolo e la sua firma. Una testimone afferma di aver visto, su uno dei
luoghi del delitto, un uomo alto, con mantello e borsa neri e una sciarpa a
coprirgli la faccia. Una sera, una persona corrispondente alla descrizione si
presenta a casa dei coniugi Bunting che offrono in affitto una stanza. Daisy, la loro
figlia, è una ragazza bionda, fidanzata con il poliziotto a cui è stato
affidato il caso del “Vendicatore”, ma che sembra subire il fascino del
misterioso pensionante..
Primo vero
film del maestro Hitchcock (lui stesso lo definì tale, nonostante fosse già il
terzo), ai tempi reduce dall’esperienza tedesca che lo portò a lavorare al
fianco di registi del calibro di Murnau e Lang; un’occasione per lui
molto importante, come l’influenza che l’espressionismo tedesco finì per
esercitare sul suo modo di fare cinema. Benché la pellicola sia datata e
risalga ai tempi del muto, reca però già le stimmate della poetica hitchcokiana. Compaiono alcuni temi che diverranno ricorrenti come l’innocente accusato ingiustamente, l’ambiguità
di un personaggio che non si sa chi sia o non è chi dice di essere, l’irruzione
della suspense e del mistero in un contesto quotidiano e tranquillo, la
crudeltà del caso. Poi Hitch inaugura qui un altro dei suoi marchi di fabbrica:
il cameo, tradizione che lo vedrà fare una comparsata in tutti i suoi film
successivi. Si nota già, inoltre, una cura maniacale per i dettagli e
soprattutto per la fotografia, con giochi di specchi e di luci ed ombre che
rimandano proprio all’espressionismo.
E si può già ammirare la bravura del regista nel
creare momenti di assoluta tensione, tanto corali, come il panico che si
propaga virulento per Londra a seguito dei delitti, quanto intimistico,
tratteggiato con pochissimi particolari, come nella scena dell’attizzatoio, che
poi vengono rovesciati quasi a beffare lo spettatore. Anche nel finale
assistiamo a un twist inaspettato, pur lasciando un pizzico di delusione nel
liquidare la figura del “Vendicatore”; quest’ultimo si rivela essere nient’altro
che un mero espediente narrativo per muovere il triangolo amoroso che sta al
centro della storia e il gioco di equivoci che gli gira intorno come una
giostra, tant’è che il vero assassino viene catturato dalla polizia ma non ci viene mostrato, né la
sua identità rivelata. D’altronde il film è la trasposizione del
romanzo The Lodger di Marie Belloc
Lowndes, uno dei primi libri a cercare di dare una soluzione (lasciando però il
dubbio) ai delitti di Jack lo Squartatore, a cui la figura del Vendicatore è
ispirata, anche se le vittime preferite dal killer qui sono ballerine anziché prostitute.
Il libro aveva già avuto una riduzione teatrale molto apprezzata, Who is he? che lo stesso Hitchcock aveva
applaudito, decidendo di portare la vicenda sul grande schermo. E dal mondo del
teatro arrivava uno dei protagonisti, il gallese Ivor Novello, molto bravo nel
vestire gli ambigui panni dell’inquilino di casa Bunting e che ebbe una
carriera longeva e variegata anche al di là del periodo del muto, non solo come
attore, ma anche come sceneggiatore, autore teatrale e compositore. Praticamente
una meteora fu invece June Howard Tripp, accreditata solo come June, da
annoverare tra le protagoniste femminili meno memorabili dell’epopea
hitchcockiana. Le scene notevoli sono parecchie, girate con classe e
inquadrature ricercate: dal pensionante che cammina avanti indietro per l’appartamento
provocando il dondolio del lampadario sottostante al linciaggio della folla inferocita. Ma è l’atmosfera
di una Londra immersa nella nebbia la vera carta vincente del film che ebbe un
successo strepitoso in terra britannica, ricevendo anche numerosi consensi
dalla critica e lanciando la carriera del regista.
Prima vera
tappa per conoscere ed apprezzare il cinema del grande Hitchcock.
Curiosità: il
romanzo della Lowndes, già di grande successo a partire dalla sua pubblicazione
avvenuta nel 1913, ebbe innumerevoli trasposizioni teatrali, radiofoniche (uno
sceneggiato che annoverava Peter Lorre tra gli interpreti vocali) e
cinematografiche. Tra queste ultime, da menzionare il remake sonoro della
pellicola di Hitchcock, sempre con Ivor Novello protagonista, per la regia di
Maurice Elvey.
Reperibilità: Ottima. Per l’home
video c’è solo l’imbarazzo della scelta, tra versioni italiane ed estere, tra
cui da segnalare una completissima edizione (import) Blu-Ray a doppio disco
distribuita dall’etichetta inglese Network. E’ liberamente visionabile su
youtube (per vederlo integrale dovete cercarlo con il titolo originale).
Titolo: The Lodger: A Story of the London Fog
Produzione:
Regno Unito (1927), b/n, muto, 74 minuti
Regia: Alfred
Hitchcock
Cast: June Howard Tripp, Ivor Novello, Malcolm Keen,
Marie Ault