“Il dottor Jekyll, integerrimo scienziato e stimato filantropo, viene
spronato dall’amico Sir Carew a godersi la vita e a cedere alle tentazioni,
unico modo, a suo dire, di appagare i bassi istinti della natura umana legati
indissolubilmente ai sentimenti positivi. Ossessionato invece dall’idea di
poter scindere il Bene dal Male, Jekyll inventa un siero in grado di
trasformarlo a suo piacimento in Mr. Hyde, uomo turpe e ripugnante, dedito a
ogni sorta di vizio.”
Avevamo già avuto modo di
ricordare (qui) come il celeberrimo romanzo di Stevenson fosse stato trasposto parecchie
volte già nei primi anni di vita dell’industria cinematografica statunitense.
Una tendenza che evidentemente rimase in vita anche nel decennio successivo: nel
solo 1920 furono 3 le trasposizioni di cui una, La testa di Giano, prodotta in verità in Europa per la regia di
F.W. Murnau e oggi purtroppo perduta (se non per una manciata di fotogrammi),
mentre un’altra è un mediometraggio, firmato da Charles Haydon, considerato una
sorta di risposta low budget al film che stiamo per esaminare. Distribuito
dalla Paramount, il Dr. Jekyll & Mr.
Hyde arriva nelle sale americane a marzo portando in dote una sceneggiatura
interessante, frutto di un fortunato ibrido tra il romanzo e l’omonima opera
teatrale di Thomas Russell Sullivan, e un grande protagonista come John
Barrymore, membro di una delle famiglie di attori più importanti e longeve di
Hollywood (Drew Barrymore è sua nipote). La trama, indugiando poco o nulla sul
versante scientifico e dando ampio spazio anche ai comprimari, insiste
soprattutto sul dilemma morale, superando la mera antitesi Bene-Male e
avvicinandosi in qualche modo al Dorian
Gray di Wilde, anche per le sottintese implicazioni sessuali; non a caso l’ascendente
dei discorsi di Sir George Carew su Jekyll ricorda quello esercitato da Lord
Henry Wotton su Dorian. A imbruttire ovviamente qui non è un quadro, ma una
persona e in questo cambiamento si rivela tutta l’abilità di Barrymore. La
prima trasmutazione è infatti quasi tutta farina della sua mimica facciale, a
parte un minimo utilizzo di make up e senza effetti speciali. Il suo Mister
Hyde, sempre più spaventoso ad ogni apparizione successiva, si allontana dalla
figura dall’aspetto animalesco, quasi scimmiesco, e senza controllo delle
pellicole precedenti e (in buona parte) successive per dar vita a un personaggio
turpe, ributtante, lascivo, subdolo e capace di esplosioni di violenza
incontenibili e immotivate (l’aggressione al bambino). In tal senso si può
forse definire il miglior Hyde di sempre. Valida comunque anche la prova degli
altri attori, con una recitazione che comincia a smarcarsi dalla matrice
teatrale e prendere consapevolezza del mezzo cinematografico. Il ritmo
piuttosto brioso per gli standard dell’epoca rende la visione abbastanza piacevole
anche agli spettatori odierni. Solida e attenta ai particolari la regia di
Robertson. Tra le scene più inquietanti, menzione d’onore per l’allucinazione
di Jekyll che vede un gigantesco ragno con il volto di Hyde salire sul letto nel
quale giace impotente. Eccezionale.
Reperibilità: Ottima. Esiste anche una versione con
sottotitoli italiani edita dalla DCult.
Titolo: Dr. Jekyll and Mr. Hyde
Produzione:
USA (1920), b/n, muto, 82 minuti
Regia: John S. Robertson
Cast: John Barrymore, Brandon Hurst, Martha
Mansfield, Charles Lane