In Europa “Lo studente di Praga”
aveva preannunciato in qualche modo la fortunata era del cinema espressionista
tedesco che sarebbe deflagrata di lì a poco. Wegener, sulle ali del successo
ottenuto con il suo lungometraggio d’esordio, ritornò a interessarsi di horror
con Il “Golem”, liberamente tratto
dall’omonimo romanzo di Gustav Meyrink e primo film di un’ideale trilogia di cui
è sopravvissuto solo il capitolo più recente girato nel 1920. Del capostipite
rimane, purtroppo, solo un frammento di poco più di 3 minuti, sufficiente a
rammaricarsi di non poterne vedere il resto (circolano però voci mai confermate
sull’esistenza di una copia intatta in possesso di un collezionista). In ogni
caso per Wegener fu un nuovo trionfo.
In America, invece, continuò la tendenza ad attingere a piene mani dai (già allora) classici della letteratura gotica,
oltre che da Poe come per “La coscienza rivelatrice” di cui abbiamo parlato
qualche giorno fa. Il Frankenstein di Mary Shelley, già trasposto in
cortometraggio nel 1910 (recuperabile nella puntata 2 di questo dossier), fu
liberamente adattato in versione estesa, questa volta da Joseph W. Smiley, con “Life without soul” anch’esso purtroppo
andato perduto.
Il nostro excursus sul primo
ventennio di storia di cinema horror si conclude con due opere
particolari, la prima fortunatamente giunta del tutto integra fino a noi: “Les Vampires” (disponibile in diverse
versioni import e visionabile su Youtube) del regista Louis Feuillade, reduce
dal successo di “Fantomas”. Il film, diviso in 10 episodi proiettati in Francia
tra il novembre del 1915 e il giugno del 1916, ha un’importanza
incommensurabile nella nascita del serial cinematografico (e poi televisivo). I
Vampiri protagonisti, però, non sono i non-morti tramandati dal folklore
popolare o dagli scritti di Bram Stoker, ma una banda di criminali parigini così
nominatasi, per cui l’inclusione del serial di Feuillade nel genere è molto
dibattuta. La trama rimane fondamentalmente quella di un poliziesco o un
thriller, ma ci sono elementi “neri” piuttosto interessanti, dai travestimenti indossati
dai fuorilegge alla perturbante continua minaccia al familiare ambiente
borghese. Al di là delle classificazioni, l’anima del film è tutta nell’iconico
personaggio di Irma Vep (anagramma di vampiro in francese) interpretata dalla
carismatica Musidora (al secolo Jeanne Roques) nel ruolo della vita che la
proietterà nell’Olimpo cinematografico.
La seconda opera di cui sopra (e ultima citata nel dossier) è “The Crimson Stain Mistery”
dell’americano Thomas Hayes Hunter anch'essa un serial, in 16 episodi, dalle caratteristiche
più marcatamente fanta-orrorifiche: narra infatti la storia del Dottor Montrose che,
nel tentativo di sperimentare un farmaco in grado di sviluppare le facoltà
intellettive delle persone, trasforma le sue cavie in mutanti criminali. Pare
che gli episodi sopravvissuti siano almeno una decina, ma conservati in archivi
privati e praticamente irreperibili.
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